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Da piazza S. Oronzo a Lecce percorrendo via dei Templari, si giunge alla Basilica di S. Croce che si presenta al visitatore con il tipico“effetto sorpresa” tanto caro allo stile barocco.
Vi troverete al cospetto di un complesso architettonico di straordinario risalto, il monumento principe dell’architettura barocca e la più fastosa fabbrica Seicentesca di Terra d’Otranto.
Nel XV sec. dove attualmente si trova la basilica, sorgeva il quartiere ebraico la “Giudecca” con la Sinagoga, incendiata alla fine del XV sec.
Nel 1549 fu iniziata la costruzione della chiesa che terminò solo nel 1646, un secolo dopo e che vide susseguirsi l’intervento di molti maestri che rappresentano l’anima artistica di questa città: la struttura architettonica, l’impianto e alcune decorazioni del primo ordine sono dell’architetto Gabriele Riccardi; i tre portali d’ingresso sono di Francesco Antonio Zimbalo; l’ornato del secondo ordine è di Cesare Penna; il fastigio finale è di Giuseppe Zimbalo. I più rappresentativi artefici del barocco in un esempio unico di superlativa ornamentazione plastica che rende così singolare questo prospetto ritmato orizzontalmente da tre ordini in un crescente di equilibrata esuberanza.
Numerose interpretazioni si alternano nella lettura della facciata. I tre ordini dovrebbero rappresentare l’Inferno (primo ordine), il Purgatorio (secondo ordine) e il Paradiso (fastigio finale).
Protagonista è l’ordine centrale con lo splendido Rosone dalla ghiera a strombo e le nicchie laterali con le solenni statue di S. Benedetto da Norcia (a destra) e S. Pietro Celestino (a sinistra). Nell’insieme, se si osserva la facciata della chiesa con l’annesso ex Convento dei Celestini, oggi sede degli uffici della Provincia di Lecce.
INTERNO DELL A BASILICA
L’interno della chiesa che si sviluppa in lunghezza a tre navate, è più semplice pur nella sfarzosa ornamentazione plastica. La navata centrale è ricoperta da un sontuoso soffitto ligneo a “cassettoni” intagliati e dorati.
Una schiera di dodici colonne, sei per ogni lato, la dividono dalle più strette navate laterali. Su ogni capitello potrete ammirare il volto di un apostolo. Si aggiungono quattro colonne finali, accoppiate due per ogni lato, con la raffigurazione dei quattro Evangelisti, un chiaro riferimento al nuovo testamento. Lungo le navate laterali si aprono sette cappelle per ogni lato, ospitanti altrettanti altari.
Partendo dalla navata di destra vanno segnalati il secondo altare con una delicata rappresentazione dell’ Adorazione
dei Pastori; il terzo altare che, al di sopra dell’immagine dell’Arcangelo Michele, conserva l’unico frammento delle antiche dorature e policromie che un tempo rivestivano gran parte delle superfici.
Il quinto altare dove troverete una simpatica tela votiva del 1743 con alla base un’iscrizione in versi in dialetto leccese dedicati a S. Oronzo che il 20 febbraio di quell’anno , risparmiò Lecce dal terremoto. Vale la pena riportare il testo che tutto sommato è di facile comprensione e che ci ricorda come il dialetto leccese sia più simile a quello siciliano che a quello “pugliese”.
Foi santu ronzu ci ni liberau de lu gran terremotu. Ci faciu a binti de febraru tremulau
la cetate nu piezzu e nu cadiu. Iddu iddu de lu cielu la guardau e nuddu de la gente
nde patiu. E’ rande santu ca de li santuni face razzia e meraculi a migliuni.
Nella cappella a destra dell’altare maggiore vi è l’altare della Trinità con l’omonimam ancona dipinta su legno che rappresenta uno dei pochi esempi di pittura cinquecentesca manierista nel salento. L’autore è il pittore Gianserio Strafella da Copertino.
Il vero capolavoro dell’interno della basilica è l’altare di S. Francesco Di Paola, nella cappella a sinistra dell’altare maggiore, capolavoro di F. A. Zimbalo del 1615 che, con grande virtuosismo tecnico, decora le superfici cesellandole come un orafo più che come uno scultore. Rappresenta, in dodici vivaci rilievi sistemati come un polittico, i fatti della vita di S. Francesco e i miracoli più importanti.